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finanza

Nel 2016 lo shopping di società italiane è arrivato a 29,37 miliardi di euro

Il mercato domestico. O, per dirla con i maligni, il cortile di casa. È l’area geografica preferita su cui le nostre aziende puntano per fare shopping. La prova? La fornisce Dealogic. Secondo i dati della società di ricerca, nell’anno appena concluso, il controvalore delle acquisizioni da parte di gruppi «made in Italy» su imprese presenti nel Belpaese ha raggiunto quota 29,37 miliardi. Vale a dire: la cifra più alta dal 2009 ad oggi. Solamente risalendo ulteriormente nel tempo si trova un M&A interno più effervescente: oltre 30 miliardi nel 2008 per arrivare, poi, a quasi 80 miliardi di controvalore nel 2006. Quelli, però, erano altri tempi. I subprime statunitensi non avevano ancora contagiato il Vecchio continente e, soprattutto, la crisi dei debiti sovrani di Eurolandia non appariva all’orizzonte.
Peraltro, il fatto che il mercato domestico sia diventato così rilevante è dimostrato (purtroppo) anche dal calo del controvalore delle operazioni effettuate all’estero. Certo: può obiettarsi che, sempre nel 2016, il numero dei «deal» oltreconfine sia aumentato. E, tuttavia, il dato sull’ammontare complessivo è inequivocabile: 7,57 miliardi lo scorso anno contro 14,35 miliardi del 2014. Insomma: le tante società che hanno proseguito la crescita per linee esterne si sono mosse soprattutto all’interno degli italici confini. Al che il signor Rossi domanda: quali le motivazioni di questo andamento? La risposta è articolata e trovare dei minimi comuni denominatori non è così facile.
Articolo sul Sole 24 Ore del 12 gennaio 2017