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economia

Il rischio di povertà è più basso per famiglie con pensionati

Le famiglie con pensionati sono stimate in 12,4 milioni e per quasi i due terzi di queste (62,3%) i trasferimenti pensionistici rappresentano oltre il 75% del reddito familiare disponibile (per il 26,5% l’unica fonte di reddito). E’ quanto emerge dal rapporto «Condizioni di vita dei pensionati» pubblicato oggi, realizzato integrando le informazioni derivanti dal Casellario centrale dei pensionati con i risultati dell’Indagine campionaria su reddito e condizioni di vita dei cittadini e della Rilevazione sulle forze di lavoro. La stima del reddito netto medio delle famiglie con pensionati, si legge nella nota dell’istituto di statistica, è di 28.410 euro, circa 2 mila euro inferiore a quello delle famiglie senza pensionati (pari a 30.460 euro). Nel 2014 il rischio di povertà tra le famiglie con pensionati è più basso che negli altri nuclei familiari (stima pari al 16,5% contro il 22,5%). In molti casi, sottolinea l’Istat, il reddito pensionistico sembra dunque proteggere da situazioni di forte disagio economico, mentre il rischio è invece molto elevato tra i pensionati che vivono soli (23,4%) o insieme ai figli come monogenitore (16,3%) e ancor più nelle famiglie in cui il reddito del pensionato sostenta altri componenti adulti senza redditi da lavoro (29,7%). Qui l’analisi di Davide Colombo.


Quanti sono i pensionati nel 2015?  E quanto percepiscono?Nel 2015 i pensionati presenti nel Casellario centrale dei pensionati1 sono circa 16,2 milioni e percepiscono in media 17.323 euro, 283 euro in più rispetto all’anno precedente (la media era di 17.040 euro).  Tra il 2014 e il 2015 il numero di pensionati è sceso di 80 mila unità. Negli ultimi due anni, infatti, così come nel biennio precedente, i nuovi pensionati (quelli che hanno iniziato a percepire una pensione tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2015) sono meno numerosi dei pensionati cessati, quelli cioè che nello stesso periodo hanno smesso di percepire trattamenti (641 mila contro 721 mila)In netto calo i pensionati che continuano a lavorare
I dati di fonte Forze di lavoro consentono di descrivere le dinamiche del mercato del lavoro e di analizzare gli andamenti rispetto a numerose caratteristiche socio-demografiche. La crisi economica del 2009 ha generato una forte contrazione dell’occupazione che ha interessato in particolare la componente maschile e le fasce di età giovani e adulte. Nel periodo 2011-2015 il calo complessivo dell’occupazione (-133 mila unità) è stato determinato esclusivamente dagli occupati fino a 59 anni, che sono diminuiti di quasi 700 mila unità (-3,3%). Gli occupati con almeno 60 anni sono invece cresciuti di 563 mila unità (+48,2%), con incrementi percentuali più elevati per le donne. Questi andamenti derivano anche dalla riforma prev
Per i neo pensionati redditi più bassi
Chi è appena diventato pensionato può contare su assegni meno pesanti rispetto a chi lo è stato o a chi lo è gia.  Nel 2015 “i redditi dei nuovi pensionati sono mediamente inferiori a quelli dei cessati (15.197 euro contro 16.015 euro) e a quelli dei pensionati sopravviventi (17.411 euro), percettori cioè – spiega l’Istituto – di trattamenti sia nel 2014 sia nel 2015, che nel corso del pensionamento possono aver cumulato ulteriori pensioni (spesso di reversibilità) rispetto a quella con cui sono entrati nello stato di pensionamento