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tecnologia

Startup vicine a quota 6mila ma la crescita perde slancio. L'analisi.

Sono passati 40 mesi dall’entrata in vigore della normativa che ha introdotto nell’ ordinamento giudico italiano le startup innovative. Dopo numerosi rimaneggiamenti, pochi soldi arrivati e grandi passi in avanti compiuti (anche solo sul piano culturale) è forse arrivato il momento di riflettere se non sia il caso di cambiare la contabilità mediatica delle startup. In parole più semplici, ad oggi le startup si contano o si pesano?

 
Cioè prima di eccitarsi per il dato sulla proliferazione di aziende innovative è forse il caso domandarsi quante di queste siano vive, in buone salute e quante in grandissima difficoltà. Anche perché il rischio è di assistere a startup zombie, morti viventi destinate a non invecchiare e a non crescere mai.
Ma prima i numeri: la mortalità. Su cinquemila società registrate solo 66 hanno cessato l’attività. Più nel dettaglio: di queste 47 sono società fino a 10mila euro. Diciannove quelle più grandine da 10mila a 50mila. La mortalità sarebbe quindi bassissima  e  sospetta. Perché le opzioni non sono illimitate nel mercato dei capitali italiano. O arriva un partner che ti permette di fare un salto di qualità o tocca cercare luoghi più danorosi.
La frenata. Al 27 giugno 2016, le startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese sono 5.912 (+50). Da giugno a giugno del 2014 sono nate 1290 startup, l’anno dopo 2021, quest’anno 1664. Si chiama rallentamento. E non deve stupire ma far riflettere questo sì. Le startup rappresentano lo 0,35% del milione e mezzo di società di capitali italiane. Il capitale sociale delle startup è pari complessivamente a poco più di 277 milioni di euro, che corrisponde in media a 51mila euro a impresa (il capitale medio è caratterizzato da un aumento rispetto al trimestre precedente pari al 7,3%).
Buone notizia sul fronte investimenti.  I primi sei mesi dell’anno rischiano di passare alla storia come i migliori di sempre. I dati non sono ancora ufficiali ma un po’ a spanne la raccolta a giugno dovrebbe avvicinarsi a quella dell’intero 2015. I dati di Aifi (Associazione italiana del private equity e venture capital) parlano, per il 2015, di un totale di appena 122 operazioni e 74 milioni di euro destinati ad aziende in fase di early stage. Un bilancio che ricordiamo essere magro rispetto alla media europea, sia nella quantità che nell’intensità degli investimenti veicolati dai ventur capitalist. Per farsi un’idea: solo tra 2012 e 2014 la Francia ha riservato alle imprese innovative 1,7 miliardi di euro, il Regno Unito 1,8 miliardi, la Germania quasi 2 miliardi. L’Italia si è fermata a 259 milioni, a conferma di un ritardo che viene da lontano: per raggiungere gli 1,8 miliardi di euro cumulati dalla Gran Bretagna in un biennio, il nostro paese ha impiegato 15 anni (2000-2015). Secondo una stima dell’Ufficio Studi AIFI ad oggi le risorse disponibili per nuovi investimenti presso operatori di venture capital privati attivi in Italia sono circa 450 milioni di euro.
 Chi, come e dove.    Guardando alla distribuzione geografica, le regioni e le province più densamente popolate sono rispettivamente Lombardia (1.278), Emilia Romagna (694), Lazio (599), Veneto (446) e Piemonte (386), e Milano (869), Roma (519), Torino (291), Napoli (190) e Bologna (174), con una concentrazione maggiore al Nord (55,1%) e più moderata al Centro (21,9%) e al Sud (23,0%).

 
Sotto il profilo settoriale, circa il 72% delle startup innovative fornisce servizi alle imprese (in particolare, prevalgono le seguenti specializzazioni: produzione software e consulenza informatica, 30%; attività di R&S, 15,1%; attività dei
servizi d’informazione, 8,1%), il 18,8% opera nei settori dell’industria in senso stretto (su tutti: fabbricazione di
computer e prodotti elettronici e ottici, 3,8%; fabbricazione di macchinari, 3,3%; fabbricazione di apparecchiature
elettriche, 2,2%); il 4,2% delle startup opera nel commercio.
Sotto il profilo occupazionale, le 2.261 startup con dipendenti impiegano a fine dicembre 20151 6.524 persone (in
aumento di 1.173 unità rispetto a fine settembre, +21,9%), in media 2,9 dipendenti per ogni impresa, mentre almeno
la metà delle startup con dipendenti ne impiega al massimo due.
A fine marzo del corrente anno, sono 21.118 i soci nelle 5.304 startup innovative con almeno un socio (in aumento di
1.161 unità rispetto a fine dicembre, +5,8%). È ipotizzabile che i soci siano coinvolti direttamente nell’attività
d’impresa. In media ogni startup presenta 4 soci, la metà ne presenta un massimo di 3; si tratta di valori superiori
rispetto a quelli del complesso delle società di capitali.