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cronaca

L'Italia perde quattro posizioni nella classifica sulla libertà di stampa nel 2016. Per la prima volta Africa meglio dell'America

L’Italia perde quattro posizioni nella classifica di Reporters sans Frontieres sulla libertà di stampa nel 2016, scendendo dal 73/o posto del 2015 al 77/o (su un totale di 180 Paesi). Fra i motivi che – secondo l’organizzazione con base in Francia – pesano sul peggioramento, il fatto che “fra i 30 e i 50 giornalisti” sarebbero sotto protezione della polizia per minacce di morte o intimidazioni.
Citati anche “procedimenti giudiziari” per i giornalisti che hanno scritto sullo scandalo Vatileaks. I giornalisti in maggiore difficoltà in Italia sarebbero quindi quelli che fanno inchieste su corruzione e crimine organizzato. L’Europa rimane l’area in cui i media sono piu’ liberi, anche se Rsf nota un indebolimento del suo modello.

Per la prima volta, da quando Rsf (Reporter senza frontiere) ha cominciato nel 2002 a elaborare la sua classifica mondiale, l’Africa mostra una situazione migliore di quella nell’America.
L’Africa si colloca dietro l’Europa e supera l’America, piagata dalla «violenza crescente contro i giornalisti in America latina»«, mentre l’Asia continua ad essere il continente peggio valutato. Il nord dell’Africa e il Medio Oriente sono «la regione del mondo in cui i giornalisti sono sottoposti a difficolta’ di ogni tipo», per esercitare il proprio lavoro.
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Dei 180 Paesi valutati, la Finlandia continua ad essere quello in cui le condizioni di lavoro per i giornalisti sono migliori (e’ in cima alla classifica, accade dal 2010; seguita dall’Olanda, che guadagna due posti, e la Norvegia, che ha perso la seconda posizione. Russia, Turchia ed Egitto sono rispettivamente al 48esimo, 151esimo e 159esimo posto. In base alla classifica dell’organizzazione, la Turchia, che ha perso due posizioni rispetto al 2015, e’ considerata «Paese in cui e’ difficile fare informazione». Secondo Reporter senza Frontiere, cio’ e’ dovuto alla «difficolta’ di informare su argomenti come la ripresa degli scontri con il Pkk, la gestione dell’emergenza al confine siriano», fattori cui si aggiunge «la deriva autoritaria del presidente Recep Tayyip Erdogan». Una situazione che, per il rapporto, potrebbe ancora peggiorare nel caso in cui non vengano prese controminsure adeguate. (Agi)