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cronaca

Verso la Conferenza di Parigi: 166 Paesi su 195 hanno presentato impegni volontari per ridurre le emissioni

Siamo arrivati a 400 parti per milione. Una concentrazione così alta di CO2 in atmosfera non c’era mai stata nella storia contemporanea: l’aumento è del 43% rispetto ai tempi pre-rivoluzione industriale, in base alle ultime indicazioni della World Meteorological Organization. Per quest’anno lo sforamento è stato solo stagionale, ma nel 2016 è plausibile che le medie globali di concentrazione di CO2 nell’atmosfera restino per tutto l’anno al di sopra delle 400 parti per milione. L’effetto serra causato da questa anomala concentrazione, come previsto dalla comunità scientifica, è già in atto e il clima si sta riscaldando. Il 2015, dai dati che abbiamo in mano finora, è stato l’anno più caldo dal 1880, con un incremento medio negli ultimi dieci mesi che ormai supera 1°C da allora. Di questo passo, in base alle stime più recenti dell’Intergovernmental Panel of Climate Change (Ipcc) dell’Onu, nel giro di vent’anni avremo raggiunto la soglia critica dei 2°C in più dai livelli preindustriali, limite massimo fissato dai climatologi, oltre il quale gli attuali squilibri potrebbero assumere caratteri catastrofici. La Cop21 di Parigi è l’ultimo momento utile – i leader mondiali ne sono consapevoli – per cominciare a correggere la traiettoria di quella curva che sale. A questo servono gli impegni già presentati all’Onu da 166 Paesi dei 195 che parteciperanno alla conferenza in dicembre, le cosiddette Indc (Intended Nationally Determined Contributions), una definizione che pone volutamente l’accento sull’autodeterminazione.

Attualmente quasi tre quarti delle emissioni di CO2 globali sono prodotte dalle prime 10 economie mondiali, Usa, Cina ed Ue in testa. Proprio da questi Paesi sono arrivati anche i maggiori impegni nella riduzione di emissioni nei prossimi anni. La Cina, in particolare, si impegna a ridurre le proprie emissioni inquinanti del 60/65% entro il 2030, seguita dall’Unione europea a 28 Paesi (-40% entro il 2030) e da Brasile e Corea del Sud (-37%). Impegno meno gravoso in termini di percentuale (ma comunque importante) quello preso dagli Usa, che tenteranno di portare le proprie emissioni da 5,94 a 4,34 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030 (un calo del 26/28%).

Tratto da Il Sole 24 ORe del 22/11/2015, pagina 15