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tecnologia

Banda ultralarga: nel 2018, senza intervento pubblico, oltre il 30% delle case non avrà copertura

Senza intervento pubblico oltre un terzo delle unità immobiliari al 2018 non sarà collegato ad alcuna rete a banda ultralarga. È il risultato più eclatante che emerge dalla consultazione di Infratel sui piani di investimento degli operatori. Una consultazione importante per capire dove gli operatori hanno intenzione di investire e, dall’altra parte, le aree non coperte da nessuno. Qui potranno poi partire gli investimenti pubblici rientranti nella Strategia varata dal governo a marzo 2015. Fondi e supporti finanziari con un obiettivo ambizioso: avere il 100% della popolazione collegata a 30 Mbps e l’85% del territorio a 100 Mbps entro il 2020. Per ora la situazione è molto lontana da queste percentuali. Al 31 marzo le unità immobiliari coperte con architetture Ftth, Fttb e Fttdp (al di là delle definizioni, sono le architetture più performanti) risultavano essere il 10% del totale, con un 26,4% in Fttn (la fibra fino al cabinet e quindi il sistema misto fibra-rame) e un 71,38% di unità immobiliari non servite da banda ultralarga.

Secondo le previsioni diffuse dal ministero dello sviluppo economico, senza l’intervento pubblico, nel 2018 solo il 61,1% delle case sarebbe coperta dalla banda ultralarga con tecnologia FTTP (e solo il 22,07% dalle tecnologie più performanti). Lo studio del Mise restituisce inoltre una mappa della diffusione della banda ultralarga “capovolta” rispetto a quella attuale (dove le regioni più coperte sono Lombardia e Lazio), con le regioni del Sud che dovrebbero arrivare al 2018 più preparate di quelle del Centro-Nord, grazie ai bandi Euro-sud, vinti fino ad ora tutti da Telecom.

Tratto da Il Sole 24 ORE del 20/10/2015, pagina 9