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economia

L’edilizia cambia con la riqualificazione energetica: le ristrutturazioni residenziali valgono il 37% del business totale

Con la molla degli incentivi fiscali gli interventi di riqualificazione e ristrutturazione del patrimonio residenziale (oltre il 55% delle abitazioni è stato costruito prima degli anni Settanta) stanno funzionando. Quest’anno rappresenteranno il 37% del valore degli investimenti in costruzioni, riaffermandosi come l’unico comparto che mantiene una tenuta dei livelli produttivi. Risultati che non saranno comunque sufficienti a risollevare un settore che dal 2008 ha perso 69 miliardi di investimenti (dati dell’Osservatorio Ance). «È apprezzabile la posizione del Governo sull’Imu ma la tassazione sulla casa – dice Antonio Gennari, vice direttore generale dell’Associazione nazionale dei costruttori – tra il 2008 e il 2013 è cresciuta del 111%, a fronte di una media Ue del 23. E c’è uno squilibrio dell’imposizione fiscale tra l’acquisto di una casa vecchia e di una casa nuova, a svantaggio dei costruttori, per i quali sarebbe opportuno un credito di imposta. Mantenere gli ecobonus è un buon incentivo ma occorre modificare l’intensità dell’agevolazione in rapporto all’effetto in termini di efficienza energetica».

Gli investimenti in interventi di manutenzione straordinaria dal 2008 ad oggi sono cresciuti del 20,9% (anche in virtù del fatto che circa il 55% del patrimonio immobiliare italiano è ormai obsoleto). Tuttavia, la crescita degli interventi di ristrutturazione e riqualificazione non è sufficiente a far ripartire un settore in forte sofferenza, come testimoniano sia il calo del numero di cantieri aperti (passati dagli oltre 250.000 del 2005 a poco più di 50.000 nel 2013) che la diminuzione delle compravendite residenziali annuali (anche se nel 2014 si è vista una leggerissima ripresa).

Tratto da Il Sole 24 ORE del 13/10/2015, pagina 22