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economia

La scuola aiuta a trovare lavoro? Per l’Ocse l’Università è troppo distante dal mercato

Gli anni per la formazione
Gli anni per la formazione

 

Timidi segnali di ripresa sul fronte dell’occupazione. Se dovessero trovare conferma nei prossimi mesi, è lecito chiedersi se siamo pronti a cogliere nuove opportunità lavorative? In altre parole, la formazione scolastica risponde alla domanda di lavoro? L’Ocse nel rapporto intermedio Education at a Glance uscito nei giorni scorsi prova a fornire risposta. In media sono il 5,3% i laureati senza lavoro, contro il 13,7% di chi non ha un diploma.  In Italia ben il 16% di chi è uscito dall’Università con il famoso “pezzo” di carta è disoccupato (per l’84% che ha una laurea e un lavoro, come ricordato su Il Sole 24 Ore.com, il primo stipendio in media non supera gli 850 euro al mese).

Peggio di noi solo la Grecia (33,1%), il Portogallo (18,4%) e la Spagna (20,8%) . Per avere un quadro ancora più chiaro siamo tra i primi cinque paesi Ocse con la più alta percentuale – sia nella fascia 55-64 anni che in quella 25-34 anni – con un titolo di studio di livello basso. E, insieme a Grecia, Turchia e Spagna deteniamo il primato per il numero di giovani (tra i 25 e i 29 anni) che non lavorano né sono inseriti in alcun percorso di formazione.

In un rapporto separato uscito lunedì scorso dal titolo Education at a Glance Interim Report: Update of Employment and Educational Attainment IndicatorsAndreas Schleicher, coordinatore del programma Pisa ha posto il problema della qualità dell’istruzione sottolineando come il legame tra università e mondo del lavoro risulti debole. E non solo in Italia. Un giovane su sei (25-34 anni) non ha la preparazione (gli skill) essenziale richiesta dal mercato del lavoro. E la situazione non è migliorata di molto dal 2003 a oggi.  Più nello specifico ci sono 13 Paesi (tra cui l’Italia) con il 15% di giovani con una preparazione non qualificata.

Colpa in parte delle riforme sulla scuola che faticano (per usare un eufemismo) a incidere sulla formazione. Su 450 riforme adottate dal 2008 al 2014 solo in dieci paesi su 450 è stato possibile apprezzarne l’impatto. “La scuola – Andreas Schleicher – occupa il 12,9% delle spesa pubblica dei governi dei paesi Ocse (in tutto la torta è di 2,5 trillioni di dollari all’anno), l’equivalente del Pil della Gran Bretagna. Una somma “importante” quindi che potrebbe essere impiegata meglio e in modo più efficiente. “Le riforme restano sulla carta – affermano in una nota – e occorre portarne i benefici effetti nelle scuole”.

Fonte: Ocse. Dataviz: Andrea Gianotti.