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tecnologia

Facebook in Italia ha generato 6 miliardi di dollari e 70mila posti di lavoro. Come ha fatto?

Facebook nel 2014 avrebbe generato 227 miliardi di dollari di attività economiche reali e creato (direttamente o indirettamente) 4,5 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo. In Italia l’impatto del social network più popolare del mondo è quantificabile in 6 miliardi di euro e 70mila posti di lavoro. E’ quanto scritto in un rapporto di Deloitte commissionato da Fb. Come ha fatto l’istituto di ricerca ad arrivare a queste cifre?

Le premesse. Come viene scritto nel rapporto commissionato a Deloitte Facebook nel 2014 ha connesso 1,4 miliardi di persone che almeno una volta al mese si sono “loggate” al social network. Più di 30 milioni di piccole aziende (SmB all’americano quindi con più di 250 addetti) si sono create una pagina Facebook, 1,5 milioni usano gli strumenti di advertising per promuovere i propri post e gli inserzionisti sono arrivati a giungo 2014 a quota 500mila.  Questi i fondamentali da cui parte lo studio che usa modelli econometrici per calcolare gli effetti di Facebook sul  business di chi utilizza la  piattaforma.

Deloitte distingue tre tipi di effetti: quelli sul marketing relativi alla capacità del social network di valorizzare il brand e connettere i clienti, quelli relativi alla piattaforma e quindi il business degli sviluppatori che utilizzano Fb e quello di connettività legato alla vendita di cellulari e di abbonamenti internet.

1) Andiamo con ordine e partiamo dagli effetti di marketing. E’ evidente che la presenza su Facebook crei valore per un brand sia in termini di comunicazione che sotto il profilo pubblicitario. L’impatto gobale del combinato disposto di effetti sarebbe pari a 148 miliardi di dollari per 2,3 milioni di posti di lavoro. A queste cifre ci sono arrivati analizzando i like della pagina e quindi stimando le possibili vendite legate ai like (nel rapporto ci sono le funzioni matematiche usate per il calcolo.  

 

 

Aggiungendo le stime di business relativo alle vendite connesse con le inserzioni su Facebook (Targeted advertising).

e il giro d’affari potenziale relativo al traffico aggiuntivo proveniente da Facebook (referrals)

 

2) Più semplici da calcolare sono gli effetti di piattaforma. Come molti altri ecosistemi, Facebook mette a disposizione degli sviluppatori strumenti per offrire servizi sulla proprio social network. Nei platform effect vengono conteggiati anche i ricavi delle app che si connettono a Fb per accedere a traffico e utenti. Come dichiarato nel rapporto circa l’80% delle app Usa su iOs e Android sono integrate con Facebook. Grazie quindi anche a servizi di successo come Candy Crush e Spotify Deloitte stima che l’impatto sia  quantificabili in 29 miliardi di dollari e 660mila nuovi posto di lavoro nel mondo.   In questo caso per le stime di impatto sono prese in analisi le ricadute della cosiddetta app economy. Più nello specifico vengono usate calcoli distinti in base a tre tipologie di app. Le applicazioni che usano Facebook per il traffico senza adottare strumenti di advertising a pagamento. Quelle che nel modello di business usano la pubblicità su Fb o gli strumenti di in-app purchase. E quei soggetti che usano determinati plug-in per portare sui propri siti  commenti, like e altri contenuti da Fb.

 

 

3) Gli effetti di connettività, infine, sono legati a quanto gli utenti di Facebook sono indotto a usare internet e o acquistare device mobili. Come recita il rapporto Deloitte almeno negli Usa gli utenti mobili stanno da 1 a 5 minuti incollati all’app di Fb. Nel 2014 la passione per il social di Zuckerberg avrebbe spinto a spendere soldi in abbonamenti o smartphone, tablet e similari per un valore di 50 miliardi di dollari generando lavoro per 1,6 milioni di persone. Per arrivare a queste cifre Deloitte assume che in media 1,2 persone condividono uno smartphone, due un tablet e 1,1 un telefonino tradizionale. Il 16% del valore di ciascun device mobile è riconducibile (sempre secondo le analisi di Deloitte) a Fb. Il calcolo è grossomodo questo:

 

Quanto all’acquisto di abbonamenti per telefonini hanno ragionato in termini di numero medio di sessioni a Facebook in relazione al consumo di banda larga e quindi al costo medio per megabyte

 

 

Per gli abbonamenti all’internet fissa il procedimento è analogo ma cambiano le fonti e i prezzi.

E’ tutto, per le formule econometriche il consiglio è quello di consultare il rapporto di Deloitte che per quanto riguarda le note di metodologia è davvero esauriente. Sul senso di questi stime, invece, il dibattito è apertissimo.